
Quando ero sola e infelice e la creatività era più intensa
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Sono ancora tutti qui, i frammenti di me, a straziarmi la carne. Ma il dolore è meglio, mi dico, sono grata che sia tornato, non credevo, avevo dimenticato, che la mia mente fosse ancora capace di tanta immotivata sofferenza. La solitudine, qui, sta diventando sistematica. Non esiste essere umano con cui possa comunicare, eccetto uno. Questo è il mio pensiero attuale e naturalmente, dato che quell’uno non mi vuole, getto la mia povera frammentaria coscienza in nuovi abissi d’angoscia. Però c’è vita in questo dolore pastoso. Si può creare in questo dolore, ogni frammento riverbera un universo. È un maledetto labirinto di specchi, la verità, e qualunque cosa io sia, sono disorientata e ho la nausea.